Guardare oltre: la nuova rubrica mensile su Miciporto 🖼️📚
La rubrica mensile a cura di Eleonora Rebiscini che ti invita a posare lo sguardo oltre i luoghi, le cose e le persone.
Ciao,
il mio nome è Eleonora Rebiscini e giuro di avere il permesso di Isabella per scrivere su Miciporto.
State leggendo il primo articolo dedicato a una nuova Rubrica che si intitola Guardare oltre, ma prima di rispondere alla domanda Guardare oltre cosa, per la precisione? mi presento.
Mi presento in breve (giuro!)
Sono Eleonora, ho 32 anni, e sono la co-founder di Hubove Studio, uno studio creativo che si occupa di strategie digitali per l’arte e la cultura. Il mio percorso accademico è abbastanza banale: una laurea in storia dell’arte e un master in economia dell’arte e dei beni culturali, con una grande, sfrenata passione per il digital marketing, da tempi non sospetti. Per lavoro mi trovo spesso nei musei più belli d’Italia, dalle Gallerie dell’Accademia di Venezia, a Palazzo Strozzi a Firenze e mi capita di conoscere persone fantastiche che a volte diventano anche clienti (e qualche volta, amiche). A Roma c’è Isabella con il suo progetto pazzesco, a Venezia i colleghi di Marsilio e Sonzogno, a Torino la scena artistica della fotografia contemporanea, e così via. Tutte queste persone e i loro progetti mi arricchiscono, ma spesso drenano anche le mie energie, motivo per cui ho creato Non è lavoro.
Non è lavoro è la newsletter quindicinale che nasce da un bisogno personale di condividere tutto ciò che amo fare e disfare nella mia testa: arte, comunicazione digitale, cinema, editoria. Ci sono punti di vista personali e passioni che amo condividere, che fanno nascere in me nuovi pensieri e nuove idee. Se volete, potete venire a fare un salto alla fine di questo articolo.
Guardare oltre cosa, per la precisione?
Oggi vi racconto la genesi di questa Rubrica e quello di cui vorrei parlare con voi una volta al mese.
Siamo abituati a guardare un quadro, vivere un concerto, visitare un sito archeologico, come se ci trovassimo davanti qualcosa di fatto e finito, come se l’arte e la creatività fossero prodotti che, al pari di un deus ex machina, ci piovono dal cielo.
Non sono qui per parlare del lavoro delle persone che permettono tutto questo: nella maggior parte dei casi si tratta di professioni di cui non sappiamo nemmeno l’esistenza. Spesso infatti non sappiamo quale percorso bisogna intraprendere per diventare editor all’interno di una casa editrice, una modellista all’interno del prismatico mondo del cinema, curatrice in un museo e così via…
Il mondo dedicato alle professioni culturali e creative ha un che di misterioso, e anche se io faccio parte dell’oscura categoria, non ho deciso di scrivere su questo spazio (a proposito, grazie Isa!) per ammorbarvi sulla sua esistenza.
Guardare oltre è più che altro una sorta di corollario di Miciporto: lì dove lentezza, connessioni e autenticità prendono vita, c’è un piccolo spazio che ho il piacere di occupare per conoscere le origini letterarie, a volte filosofiche, sicuramente artistiche, di luoghi, persone e cose che conosciamo, o meglio, che pensiamo di conoscere.
E così, quando grazie a Miciporto visitiamo un museo dimenticato - per fortuna - dai flussi turistici tradizionali, ho pensato che potesse essere utile allenare lo sguardo su cose a cui normalmente non facciamo caso.
Guardare oltre non vuole insegnare niente, piuttosto vuole mostrarvi l’altra faccia della medaglia.
Per spiegare meglio cosa intendo, ho deciso di condividere con voi due brani tratti da due libri letti recentemente, scritti da due donne lontanissime tra loro nel tempo e nello spazio. Una è Sally Rooney, l’altra è Natalia Ginzburg.
Dove sei, mondo bello?
Iniziamo con un breve brano tratto da Dove sei, mondo bello? Di Sally Rooney, edito da Einaudi nella traduzione di Maurizia Balmelli.
Quando guardo le Demoiselles d’Avignon non “voglio” niente dall’opera. Il piacere sta nel vederla così com’è. Al contrario, se leggo un libro, sperimento il desiderio: voglio che Isabel Archer sia felice, voglio che per Anna e Vronskij le cose finiscano bene, voglio addirittura che Gesù sia perdonato al posto di Barabba. D’accordo, può darsi che io sia una lettrice limitata e piuttosto frivola, che desidera sdolcinatamente il meglio per ognuno (tranne che per Barabba); ma anche se desiderassi il contrario, che Isabel faccia un cattivo matrimonio, che Anna si butti sotto un treno, sarebbe soltanto una variazione stessa di esperienza. Il punto è che la mia compartecipazione è sollecitata; non sono più disinteressata.
Sally Rooney, Dove sei, mondo bello, Einaudi Editore, 2022
In questo brano ci viene raccontata la differenza fra arte e letteratura, che a mio parere è nostro dovere (per nostrointendo, noi che lavoriamo nella comunicazione dell’arte e della cultura), scardinare. La protagonista del libro dice una cosa sacrosanta: dalla letteratura ci aspettiamo compartecipazione, dall’arte ammirazione. Nella prima siamo dentro il raggio d’azione (almeno per quanto riguarda la lettura di un buon libro), nella seconda, il più delle volte, no.
La vera domanda è: perché? Perché ci troviamo a essere sempre spettatori di un quadro, e attori di un romanzo?
Guardare oltre vuole spingere il limite un po’ più in là: immaginate come una sorta di percorso in cui si aspira a diventare attore di un quadro, proprio come quando ci si sente coinvolti nella lettura di un romanzo.
Lessico Famigliare
Per entrare ancora di più nella filosofia di Guardare oltre, condivido con piacere un brano tratto da un libro che ha fatto la storia della letteratura italiana. In questo brano entriamo nel vivo di una storia, quella della famiglia Levi, che gravita intorno a una serie di intellettuali, artisti, politici, intellettuali, scrittori, imprenditori, fra cui il pittore Felice Casorati. Il libro è l’opera magna di Natalia Ginzburg, Lessico Famigliare.
Anche mia madre, del resto, non s'interessava molto alla pittura: conosceva però Casorati di persona, e lo trovava simpatico.
- Che bella faccia che ha Casorati, - diceva sempre. Siccome gli trovava una bella faccia, accettava anche i suoi quadri.
- Sono stata nello studio di Casorati, - diceva mia sorella rientrando.
- Com'è simpatico Casorati! Che bella faccia! - diceva mia madre.
- Cosa diavolo va a fare la Paola nello studio di Casorati? - chiedeva mio padre, con cipiglio e sospetto. Mio padre temeva sempre che noi ci mettessimo in qualche «pasticcio», e cioè che ci trovassimo intrappolati in oscure trame amorose; e dovunque vedeva minacce alla nostra castità.
- Niente, c'è andata con Terni. Sono andati a salutare la Nella Marchesini, - gli spiegava mia madre. Il nome della Nella Marchesini, amica d'infanzia di mia sorella e che mio padre conosceva bene e stimava, bastava a rassicurare mio padre. La Nella Marchesini studiava pittura con Casorati, e la sua presenza in quello studio mio padre la considerava legittima. Non sarebbe bastata a rassicurarlo, invece, la compagnia di Terni, che lui non considerava per noi un'autorevole protezione.
- Quanto tempo da perdere ha quel Terni, - osservava. - Farebbe meglio a finire il suo lavoro sulla patologia dei tessuti. È un anno che ne sento parlare.
- Sai che è antifascista Casorati? - diceva mia madre. Gli antifascisti diventavano, col tempo, sempre piú rari: e mio padre, quando sentiva che ce n'era uno, subito si rallegrava.
- Ah è antifascista? ah davvero? - diceva con interesse.
- Però i suoi quadri sono dei gran sbrodeghezzi! Possibile che alla gente gli piacciano!
Natalia Ginzburg, Lessico Famigliare, Einaudi 1963
In questo brano assistiamo al periodo in cui l’arte di Felice Casorati viene prodotta. Non vediamo l’arte di Casorati all’interno di un contesto museale, o in una galleria d’arte. No, la vediamo, la percepiamo all’interno della sua vita privata. Un’arte desacralizzata, immaginata nella sua materia concreta e nel suo contesto storico. Casorati è una persona in carne e ossa, non è un artista messo sull’altare dell’arte e dato in pasto a critici, curatori e letterati.
In Lessico Famigliare, a Felice Casorati non è dedicato molto spazio da parte dell’autrice, è una persona che frequenta la famiglia Levi e la sua arte è di passaggio, come tutte le cose e le persone di quel libro: siamo a Torino negli anni Trenta, il pittore ha un circuito di amici e conoscenti con cui condivide gioie, ma soprattutto dolori. I dolori della dittatura fascista, che costringe lui, la famiglia Levi e tutti quelli che gravitavano in quel salotto torinese, a vivere una vita di stenti.
Nel brano viene citata Nella Marchesini, pittrice della cerchia di Casorati. La presenza di una donna contribuisce a rendere la scena realista, quasi possiamo toccarla con mano: in una storia dell’arte fatta dai grandi uomini, nel 1963 Natalia Ginzburg nominava una pittrice afferente alla cerchia del pittore torinese. Le donne non esistevano sui libri, ma nella vita reale sì. E questo Ginzburg lo sa bene, motivo per cui contribuisce a desacralizzare l’arte e a raccontarne gli anni e il contesto in cui lei l’ha vista produrre.
E poi quel Sai che è antifascista Casorati? La connotazione politica, a omaggiare l’uomo dietro la macchina da scrivere.
Infine, ciò che viene più naturale agli uomini: il giudizio, prima della critica. La prima impressione, prima di un processo di sterilizzazione destinato ai libri di storia dell’arte, e forse a quelli di storia: Però i suoi quadri sono dei gran sbrodeghezzi! Possibile che alla gente gli piacciano!
E questo giudizio impulsivo, che oggi ci sembra impensabile riferito a un pittore come Felice Casorati, ci ricorda che tutta l’arte è stata contemporanea e che tutti gli artisti sono stati umani, fatti di carne e ossa, proprio come noi.
Perché ho scelto questi due brani per raccontarvi di cosa parlerà Guardare oltre? Perché in entrambi i casi si va oltre l’arte come ci è stata insegnata e ci viene raccontata a scuola e fuori da scuola, pervasa da sacralità. In Guardare oltrecercheremo di grattare via un po’ di questa sacralità, come una moneta su un Gratta e Vinci, per scoprire che tutto quello che amiamo o possiamo imparare ad amare è spesso fatto di cose che maneggiamo tutti i giorni.
3 libri che non ti aspetti sull’arte contemporanea 📚
Anche se siamo solo agli inizi, vi consiglio 3 libri che contribuiranno a far scendere l’arte dal piedistallo in cui in molti sono soliti metterla. Mi fate sapere se li leggerete?
Lo squalo da 12 milioni di dollari. La bizzarra e sorprendente economia dell’arte contemporanea, Donald Thompson, Mondadori, 2009.
L’arte nel cesso. Da Duchamp a Cattelan, ascesa e declino dell’arte contemporanea, Francesco Bonami, Mondadori, 2017.
Dark side of the boom. Controversie, intrighi, scandali nel mercato dell’arte, Georgina Adam, Johan & Levi, 2019.
Adesso tocca a voi: voglio sapere nei commenti cosa vi piacerebbe leggere da me, se avete domande o curiosità.
Se vi è piaciuto questo pezzo e siete curiosi/e di sapere cosa succede su Non è lavoro, iscrivetevi pure lì! A brevissimo uscirà un nuovo articolo 💌
Alla prossima,
Eleonora Rebiscini
Grazie Eleonora articolo interessante e ricco di spunti ❤️
Grazie mille...già innamorata di uno dei libri suggeriti, non vedo l'ora di leggerlo!!